Alcune brutture stilistiche sono segno di ignoranza. Altre fanno capire che vorresti apparire ganzino usando parole più belle del normale ma ahimè non ti riesce, perché ci provi imitando chi lo fa, senza capire che sbaglia anche lui. Eccoti qualche consiglio per non rendere imbarazzante il tuo eloquio...
Termini italiani e termini anglofoni
Se per indicare uno stesso concetto esistono sia un termine italiano, sia un termine straniero che a volte viene usato anche nel linguaggio italiano, preferisci il primo, a meno che non sia in disuso. Alcuni esempi (se sei una persona normale potresti chiederti di che diamine sto parlando, ma ti assicuro che purtroppo ci sono persone severamente disagiate che pur avendo sempre vissuto in Italia hanno sostituito nella loro testa alcuni vocaboli italiani con vocaboli inglesi anche se questi ultimi non sono per nulla comuni nel linguaggio italiano):
Non sei andato a un breafing. Sei andato a una riunione.
Non c'è stato un misunderstanding. C'è stato un malinteso.
Se non ricordi come si dice CEO in italiano te lo ricordo io: amministratore delegato.
Quel computer e quell'atleta non sono performanti. Sono rispettivamente potente e prestante (o bravo).
No, non mi sono dimenticato la parola selfie, che è anche una parola italiana che non ha sinonimi di derivazione non anglofona (no, selfie non significa autoscatto).
Costruzioni sintattiche anglofone tradotte letteralmente in italiano
Non intitolare un articolo o un video La coltivazione degli asparagi spiegata. Intitolalo semplicemente La coltivazione degli asparagi. Oppure, se si tratta di una guida e temi che non sia chiaro, scrivi Guida alla coltivazione degli asparagi. Mettere in fondo al titolo la parola "spiegato/a" è una cosa che si fa in inglese, il che va a braccetto col fatto che mettono gli aggettivi prima dei nomi. Lo so, in questo caso è il contrario, ma da un punto di vista psicolinguistico no: "explained" viene percepito al pari di come in italiano percepiremmo il nome "istruzioni". Quindi, sempre da un punto di vista psicolinguistico, volendo fare un parallelo tradotto in italiano, sarebbe "istruzioni asparagiose" che in inglese si dice "asparagiose istruzioni". Per questo va in fondo "istruzioni", che per questioni di legami con la parola precedente, che è un sostantivo, viene espresso con un plausibile participio passato ad essa riferito, cosa che in inglese non fa schifo; in italiano sì. Lo prova il fatto che in italiano viene usato questo tipo di costruzione per il solo motivo che si ha in testa quella inglese.
Menzionare l'argomento di cui si parlerà e proseguire con "spiegato" va bene solo se si indica poi un destinatario particolare, ad esempio se si dice "spiegato a un bambino", o "spiegato a mio figlio", o "spiegato a un tonto". In questi casi ha un suo perché. Ma "spiegato" e basta appare pleonastico e nient'altro. Se fai un video o un articolo su un argomento è ovvio che lo spieghi. Cos'altro gli vorresti fare a quell'argomento? Dargli fuoco? Batterci una punizione?
Espressioni stupide, tipiche dei giornalisti
Non farti contagiare dai tanti giornalisti che usano parole che non servono a nulla se non ad allungare il discorso. Ecco alcuni esempi di espressioni fastidiose non solo perché sono inutili, ma anche perché sono trite e ritrite...
La risposta non si fa attendere [E allora? Quando gli hai chiesto di rispondere pensavi avrebbe fatto una pausa meditativa di 30 secondi per creare suspence?]
Senza giri di parole [Eh, e non stava neanche indossando il cappello. E allora? Se si dovesse descrivere tutto quello che non succede non basterebbe un secolo].
La risposta è secca [Chissenefrega se è secca o molle. Dilla e basta].
L'accorato appello [Detto così frequentemente che queste due parole sembrano ormai inseparabili... che noia]
L'appello straziante [Ah no, quando invece del Papa abbiamo a che fare con la mamma di un ragazzo scomparso l'appello non è accorato, ma straziante... ma idem come sopra].
Tizio non dimenticherà mai il trauma [Ma che ne sai? Ah, è ovvio? Ma allora se è ovvio che lo dici a fare?]
È polemica / è giallo [È corretto usare il predicato nominale per indicare una situazione che si è creata solo quando desta plausibilmente un grande clamore. Ad esempio "è guerra" se è scoppiata la guerra fra due nazioni o, riferendosi a due persone, "è scontro" se la popolazione si stava chiedendo fino ad adesso se ci sarebbe stata fra loro collaborazione oppure ostilità. Ma dire "è polemica" ogni volta che due politici litigano a distanza, magari istigati dalle domande dei giornalisti, o dire "è giallo" su una delle tante cose che sarebbe utile sapere ma non si sa, è stucchevole]
È il caso di dirlo [Viene detto quando una figura retorica contiene di per sé parole che hanno a che fare col fatto raccontato; ad esempio "il teppista aveva un secchio di escrementi che voleva usare per imbrattare il muro di casa del vicino ma, come documentato dal filmato della telecamera di sorveglianza, che ha girato per tutta la rete, a un certo punto è inciampato, si è rovesciato addosso il secchio di escrementi che si era portato dietro ed ha fatto, è il caso di dirlo, una figura di merda". Perché devi dire "è il caso di dirlo" ? Spiegare ai lettori gli ascoltatori che sei stato bravo a trovare le parole giuste, o in generale spiegare in qualche modo l'humor delle battute è di un didascalico che manca di rispetto all'intelligenza di chi legge o ascolta]
Luca, nome di fantasia... [Spesso viene iniziato così il racconto di una storia vera di una persona che non vuole essere identificata... Ha senso se successivamente si deve indicare varie volte il soggetto in questione e un qualche nome glielo si deve dare; ma purtroppo questo inizio si usa anche in racconti in cui quel nome non viene più ripetuto. Allora si potrebbe evitare di inventare un nome e ad esempio dire semplicemente "un ragazzo"]
Insomma, non imitare i giornalisti usando queste espressioni. Non servirà a darti un tono. Non risulterai professionale, ma imbarazzante.
Altre espressioni sconsigliate (in quanto equivoche, brutte, usate a sproposito...)
Non generalizzare, neanche per motivi retorici. Ad esempio non dire Al contrario di quello che tutti pensano..., dato che non conosci il pensiero di tutte le persone nessuna esclusa; dì piuttosto Al contrario di quello che la maggior parte di persone pensa...
Non usare l'aggettivo poveraccio, a meno che tu non voglia mettere in cattiva luce la persona cui ti riferisci. Infatti poveraccio è un'alterazione dispregiativa di "povero". È usata talvolta per esprimere commiserazione, ma tale accezione è inadeguata, dato che il povero in questione non gradirebbe sentirsi definire così.
Quando il significato di "finché" è equivoco, evitane l'uso e sostituiscilo con "per tutto il tempo in cui" o "fino al momento in cui" a seconda di ciò che vuoi dire.
Ad esempio, la frase "studiò finché fu giorno" può essere interpretata con due significati opposti, cioè "studiò per tutto il tempo in cui fu giorno" oppure "studiò fino al momento in cui fu giorno" (e cioè studiò di notte).
Se parli di una minorenne molto giovane che è stata violentata, non dire che "ha perso la sua innocenza". È un brutto retaggio per due motivi: assimila l'esperienza sessuale all'essere colpevole e lo fa, per di più, anche quando ciò accade contro la propria volontà.
Se parli di un minorenne, non dire minore. Minore di cosa? Si dice minorenne.
Se parli di volontà di sedurre con un linguaggio non esplicito, ma allusivo, non usare la parola malizia. Quest'accezione con cui si usa la parola "malizia" è un brutto retaggio che associa al male il tentativo di sedurre una persona, mentre di per sé tentare di sedurre qualcuno non è certo sbagliato.
Non usare il condizionale e il verbo "volere" per presentare le tue intenzioni, se non necessario. Ad esempio, se vuoi presentare qualcuno, anziché Vorrei presentarvi Tizio è meglio dire Voglio presentarvi Tizio; meglio ancora è Vi presento Tizio. Non dire in questo video vorrei parlarti di..., ma In questo video ti parlerò di....
Insomma, se non hai ostacoli che ti impediscono di fare qualcosa, non serve dire che la vuoi fare, o peggio che la vorresti fare. Falla e basta.
Se c'è un'informazione a cui vuoi accennare, e di cui vuoi approfondire solo in un video futuro, non fingere di avere le mani legate, con discorsi tipo per adesso di più non posso dirvi. Non è vero che non puoi. È chiaro che semplicemente non vuoi. Quindi dì semplicemente che approfondirai in futuro, senza patetiche pantomime. Ad esempio dì per adesso su questo non aggiungo altro, oppure ve lo svelerò la settimana prossima, oppure su questo non aggiungo altro fino al prossimo video.
...Analogamente, nello spiegare che il video che stai registrando serve a dare una infarinatura su un argomento e non un approfondimento esaustivo, non dire che dai poche e riassuntive informazioni perché è impossibile in un video dare informazioni complete. Come sarebbe a dire impossibile? Basta fare un video lunghissimo, e le informazioni complete puoi darle. Il fatto non è che non puoi. Non vuoi. Dì piuttosto ad esempio che questo è un video breve, in cui darai solo le informazioni di base. Non parlare di cosa è possibile o impossibile. Parla semplicemente di cosa hai deciso di fare.
Non dire, all'inizio di un filmato, frasi come Sono qui con Tizio (o Siamo qui con Tizio, sbagliato anche sintatticamente se siete solo in due, vedi qui). È ovvio che tu sia "qui", e dirlo non serve a darti un tono, ma a far sapere agli ascoltatori che ti stai sforzando di dartelo. Piuttosto dì davvero dove sei, ad esempio Sono a Ambra, frazione di Bucine, al rifugio di animali Agripunk con Desirée, oppure se il luogo è irrilevante semplicemente omettilo, ad es. Sono in compagnia di Tizio.
Nell'esprimerti in maniera energica / scortese, evita di assegnare un valore negativo per antonomasia a certe cose se ciò risulta ingiustamente discriminatorio per una categoria di persone.
Ad esempio è ingiustamente discriminatorio nei confronti degli omosessuali usare espressioni come l'hai preso in culo col significato di "rimanere fregato", perché con questo si dà per scontato che l'omosessualità sia una strana perversione.
Non chiedere scusa per la sintassi con cui parli. Inutile e fastidioso è dire scusate il gioco di parole, scusate la ripetizione, scusate la rima, o addirittura scusate l'allitterazione (sì, in TV ho sentito anche questo, e non era una TV locale). Se fai un gioco di parole o simili non ferisci i sentimenti di nessuno. Se però chiedi scusa inutilmente annoi chi ti sta ascoltando.
Se la costruzione sintattica di una tua frase ha un simpatico doppio senso, non spiegare l'ilarità della cosa aggiungendo è il caso di dirlo o simili. È come raccontare una barzelletta e poi spiegarla. Ad esempio, se stai dando la notizia di un ingegnere che mentre pregava ha visto apparire la Madonna che gli ha suggerito l'invenzione di una lampadina energeticamente più efficiente, non dire e proprio quel giorno tizio ha avuto, è il caso di dirlo, l'illuminazione. La frase "è il caso di dirlo" non aggiunge, ma sottrae simpatia alla battuta.
Non chiedere scusa per cose di cui non sei davvero pentito; piuttosto, non dire cose per le quali hai intenzione di chiedere scusa. In particolare, in un video registrato se chiedi scusa lo spettatore potrà giustamente pensare "Ma se è registrato e ha detto qualcosa di sbagliato perché non ha rifatto il video o eseguito un taglio prima di mettere il video online?".
Sono tristemente ridicoli e senza senso, quindi da evitare, "surrogati educati" di parolacce, ad esempio "cavolo" invece di "cazzo", o "scatole" al posto di "palle", o "i cosiddetti" al posto di "coglioni" (promettere di spiegare come vengono chiamati e poi non farlo è un controsenso), o "tasca" al posto di "culo" (a proposito di quest'ultima espressione, comunque, vedi paragrafo successivo). Piuttosto usa altre espressioni, magari non maleducate, che abbiano una loro autonoma etimologia esclamativa.
Evita o usa molto raramente parolacce. Come tutte le espressioni forti, se le usi spesso perdono la loro efficacia. Consiglio di usare parolacce mai oppure molto raramente. Sull'argomento, vedi anche questo articolo di Wired.
Evita espressioni riempitive che non aggiungono nulla a ciò che stai dicendo. Spesso rivestono questo non-ruolo espressioni come naturalmente, comunque, appunto, tranquillamente (se non c'è davvero motivo di pensare che l'interlocutore possa essere preoccupato o agitato), ovviamente (se quello che dici non è davvero ovvio), io personalmente (lo sappiamo già che tu sei una persona, e che non esiste un "io collettivamente"), senza nessun problema, non ti devi preoccupare di nulla
Altra espressione che spesso risulta odiosamente riempitiva: quello che è il....
Evita il "ma" per indicare che si sta cominciando a parlare dell'argomento che hai appena presentato: ad esempio non dire ma cominciamo subito; piuttosto dì semplicemente cominciamo subito.
Altre espressioni del genere: la parola. , abbinata o no a nel vocabolario. Es.: la parola paura non esiste nel mio vocabolario. Se la parola paura non esiste nel tuo vocabolario non sei coraggioso. Sei uno che non parla bene l'italiano. Altro es.: mettere la parola fine a questa relazione. A una relazione non si mette la parola fine. A una relazione si mette fine. Lo so, erano tentativi di rendere più interessante la frase... che no, non diventano più interessante, ma solo inutilmente più lunghe conespressioni trite e ritrite.
La parola assolutamente, oltre che essere un possibile riempitivo inutile, spesso viene purtroppo usata col significato opposto di quello che ha. Ad esempio la persona a una domanda risponde solo dicendo "assolutamente", senza aggiungere nient'altro, sottintendendo "assolutamente no". E invece se si risponde solo "assolutamente" il significato è "assolutamente sì".
Anche la parola direttamente spesso è un inutile e antipatico e improprio riempitivo. Fa capire all'ascoltatore che vuoi agiungere forzatamente autorevolezza a qualcosa, senza riuscirci. Usa "direttamente" solo quando c'è la ragionevole necessità di specificare che qualcosa arriva da un punto a un altro senza fare tappe intermedie.
Per salutare non dire Un saluto. Va bene se dici un abbraccio per mandare un abbraccio: dato che non puoi abbracciare chi ti sta guardando, il modo che più si avvicina a farlo per davvero è inviare un abbraccio in questo modo. Ma salutare? Questo puoi farlo. Quindi non ha nessun senso fingere di non poterlo fare e "simularlo". Quindi dì direttamente Ciao, o Buon giorno, o Arrivederci, etc.
Se presenti una persona, non salutarla se già ci hai parlato subito prima di iniziare la diretta o registrazione: a nessuno importa nulla del vostro improbabile teatrino.
Se davvero non hai già parlato alla persona che ospiti nella tua trasmissione o registrazione ed è quindi opportuno salutarla, non dire al pubblico tipo Saluto il dott. Tizio Caio bla bla bla. o peggio ancora Voglio salutare il dott. Tizio Caio bla bla bla. Non dire quello che vuoi fare. Fallo. Il saluto è una cosa che fai rivolgendoti alla persona salutata, non una cosa che racconti di voler fare rivolgenoti al pubblico.
Evita di dire come sempre, o naturalmente o altre parole inutili in aggiunta al saluto, formando frasi ridicole come Buona sera, come sempre o Naturalmente buon giorno. Il fatto che per te salutare è una cosa abituale e naturale non interessa a nessuno, non aggiunge cordialità alla frase ed è solo un fastidioso allungamento.
Evita di usare incredibile con funzione superlativa, se non stai davvero parlando di qualcosa che è molto difficile da credere.
Evita espressioni tipo per non parlare di... o non parliamo poi di... Se no ne vuoi parlare, semplicemente evita. Se ne vuoi parlare, allora non dire che non vuoi farlo. Certo, sono modi di dire. Modi di dire ipocriti. Non usarli.
Se non ti aspetti una risposta da chi guarda il video (nei commenti o in altro modo), non fare una domanda. Ad esempio Come va? oppure Questo è chiaro, no? oppure Ok?
Va invece bene fare domande a cui rispondi tu, ad esempio I cani di solito preferiscono mordere un legno o un biscotto? Certamente un biscotto.
Non dire Non so se mi spiego. Il fatto che tu non lo sappia non interessa a nessuno. Se ti interessa saperlo, chiedilo al tuo pubblico, se può risponderti in diretta. Se non può risponderti in diretta e temi di non esserti spiegato bene, semplicemente cerca di spiegarti meglio. Se vuoi manifestare la tua speranza di esserti spiegato, di spero di essermi spiegato. Se sei disponibile a dare altre spiegazioni nel caso qualcuno manifesti di non aver capito, dì se qualcuno non ha capito faccia pure domande e proverò a spiegarmi meglio. Eccetera. Insomma, dì esattamente come stanno le cose, semplicemente.
Guardando molti filmati ho sentito dire tipo Ti spiegherò la cosa a grandi linee perché l'argomento è complesso ed è impossibile da trattare interamente in un video. Non dirlo. Sai che non è vero. Niente vieta di registrare un video molto più lungo, in cui tratti un argomento approfonditamente quanto vuoi. Ti consiglio di non sofermarti su quell'aspetto, dicendo semplicemente ad es. L'argomento è molto complesso, e in questo video te lo spiegherò a grandi linee. Non andare avanti spiegandone i motivi. Tanto i motivo li sappiamo già: non hai voglia di farlo, e del resto difficilmente il pubblico ti ascolterebbe fino in fondo. Motivi imbarazzanti. Non devi né dirli, né sostituirli con una bugia.
Non invitare gli ascoltatori a darti il permesso di fare qualcosa, dicendo ad es. permettetemi di ringraziare Tizio. Non hai bisogno di nessun permesso. Falla poco lunga.
Non usare l'espressione acca ventiquattro. Dì piuttosto ventiquattro ore al giorno. Rispetto alla precedente quest'ultima espressione ha una sillaba in più (per come è pronunciata), ma ti procurerà da parte di molti ascoltatori molto, molto odio in meno.
Non dire barra al posto di oppure. La barra è un carattere che si usa in forma scritta perché in alcuni casi dà una più agevole leggibilità. Ma nella lingua parlata si usano le parole o e oppure, trane il caso in cui ci si riferisca proprio al carattere della barra (es. se si detta un indirizzo web).
Non "firmarti a voce". È un fenomeno raro, lo so, ma esiste. Gente che alla fine del video, dopo aver salutato, pronuncia il proprio nome. Tipo Ciao alla prossima, Paolo. Come se stesse leggendo una lettera. È orribile. È invece accettabile dire il tuo nome preceduto dal saluto e dalla parola "da", es. Alla prossima; ciao da Paolo.